La prima lezione

Come Asimov, anche noi abbiamo le nostre tre leggi fondamentali:

  1. Non so qualcosa se non lo studio
  2. Non so veramente qualcosa se dopo averlo studiato non lo uso.
  3. Non sono davvero esperto in qualcosa se dopo averlo studiato e usato non so spiegarlo a qualcuno.

La conclusione è che insegnare fa parte del processo con cui si arriva a padroneggiare una materia. La necessità di spiegare qualcosa a qualcuno ci porta a mettere ordine nei pensieri e nelle conoscenze, operazione che altrimenti non faremmo ma che ha il grande potere di fissare le nozioni e soprattutto di aumentare e rafforzare le connessioni tra di loro. Scusate se è poco. Per questo a Jaewa ci teniamo così tanto da farne una parte consistente dell’attività dell’azienda.

Insomma, non è solo per rispondere alla spinta interiore dell’ingegnere di dispensare conoscenza.

Scherzi a parte, l’insegnamento per noi è sempre stata una cosa seria. Insegnare significa saper comunicare le proprie conoscenze a una grande varietà di persone che possono essere già esperte oppure completi principianti. Non tutti poi sono appassionati ed entusiasti: ci sono anche le persone scoraggiate, quelle che guardano alla materia come fosse impossibile da imparare. Diverse persone hanno diversi tempi di apprendimento e, ancora più importante, diversi canali tramite cui riescono ad apprendere. Lo stesso esempio può illuminare la mente di qualcuno e restare completamente oscuro alla persona seduta accanto. Per chi insegna, questo significa dover fare propria la materia a partire dalle fondamenta, in modo da poterla affrontare in moltissimi modi.

C’era una volta un docente di ingegneria. Quando gli studenti non capivano una sua spiegazione (erano casi molto rari, visto quanto fosse chiaro lui nell’esprimersi), diceva: “non voglio offendere la vostra intelligenza, ma provo a spiegarvelo in modo più semplice…” e mostrava un volto sinceramente dispiaciuto per non essere stato in grado di far arrivare il concetto agli studenti. Ecco una buona ricetta: entusiasmo e desiderio che tutti siano in grado di capire.

In ogni caso restiamo ingegneri, quindi dopo il perché dobbiamo occuparci immediatamente del come.

Preparare un corso è un esercizio di ottimizzazione: l’obiettivo è insegnare un certo numero di concetti all’interno di un numero definito di ore. Occorre quindi trovare il percorso migliore, scegliere quali argomenti tenere e quali scartare e decidere quanto approfonditamente trattare un singolo concetto.
Non solo: è bene anche mettersi nei panni dello studente e cercare di individuare quei punti più oscuri o difficili che potrebbero far sorgere delle domande. Ci è capitato (tanto tempo fa, quando eravamo giovini e inesperti) di fare lezione con troppa spavalderia per poi ritrovarsi a fronteggiare domande inattese. Domande banali ma che lì per lì colgono di sorpresa, spezzano il ritmo e fanno perdere il filo della lezione.
Altra tecnica utile è quella di stratificare la lezione, in modo da permettere a ogni studente di seguire il proprio ritmo. Chi ha un miglior feeling con la materia spesso impara più in fretta e se l’insegnante non è preparato a porgli una nuova sfida potrebbe annoiarsi. Allo stesso modo chi procede più lentamente (e non è detto accada per mancanza di bravura, ovviamente) può scoraggiarsi se il docente si mostra impaziente e ansioso di passare oltre. Differenziare il programma è un ottimo metodo per permettere (nei limiti della ragionevolezza) a tutti di imparare nel modo più efficiente possibile, senza penalizzare nessuno e massimizzando il risultato della lezione.

Poi ovviamente c’è anche l’imprevisto. Per quanto un docente possa padroneggiare la materia potrebbe accadere che uno studente sappia qualcosa che lui non sa. Non c’è niente di male, questo è un mondo vasto e velocissimo. Una delle migliori qualità per un insegnante è la schiettezza e, diciamo, una buona dose di umiltà. Se arriva una domanda di cui non si conosce la risposta è assolutamente dignitoso rispondere un con non lo so, e magari prendersi un appunto per documentarsi prima della lezione successiva.

E’ importante ricordare che un insegnante dovrebbe, secondo noi, avere sempre due obiettivi: da una parte trasmettere le nozioni, dall’altra trasmettere la passione. Più si va in profondità in una materia come la nostra, più tener vivo l’entusiasmo e l’interesse diventa importante per il processo di apprendimento vero e proprio. Non si tratta (solo) di voler fare gli insegnanti illuminati in stile L’Attimo Fuggente, è una questione strettamente connessa all’efficienza di tutto il processo di formazione. In questo modo si superano spesso anche quei blocchi che molti studenti prendono per inamovibili e insuperabili, e per i quali si convincono di non essere in grado di imparare la materia.

A Jaewa portiamo avanti molti programmi di formazione per studenti e per il personale delle aziende e altri ancora li stiamo preparando, mettendo a frutto la nostra esperienza. Su questo blog ci piacerebbe scrivere ancora di insegnamento, di tecniche e aneddoti, e non mancheremo di segnalare quando e come verranno attivati futuri corsi.