(Autori: Jacopo e Valeriano, co-fondatori di Jaewa)
Dopo la laurea entrambi gravitavamo nell’ambiente universitario ed eravamo collaboratori a tempo pieno del Laboratorio di Ingegneria del Software (che poi cambiò nome in Laboratorio di Tecnologie del Software) creato dal professor Vicario. Tutti e due ci stavamo guardando attorno e cercavamo di capire cosa volessimo fare della nostra vita e, soprattutto, come.
Avviare un’azienda e fare impresa è sempre stato un sogno nel cassetto per noi. L’idea di costruire una barca, decidere la rotta e imparare a mandarla dove volevamo ci appariva come un’avventura stimolante e potenzialmente grandiosa sotto molti punti di vista.
Abbiamo avuto la fortuna di trovare attorno a noi persone disponibili ad ascoltarci e darci buoni consigli. Così ci siamo ritrovati a parlare insieme ad Andrea Tarocchi (che in seguito, per motivi personali, ha seguito un’altra strada) ed è nata l’idea di fondare Jaewa in seno all’incubatore universitario.
Quando inizi non sai niente: la squadra funzionerà? Litigheremo tutto il tempo o sapremo essere buoni compagni di ventura? Sapremo gestire quegli aspetti ad ora incomprensibili (per noi) come burocrazia e finanza?
Uscivamo da una formazione simile, con la differenza che Valeriano aveva conseguito un dottorato mentre Jacopo aveva fatto esperienza con la libera professione a partita IVA. Nulla di paragonabile ai conti, agli investimenti e alla difficoltà di gestione di un’impresa.
Fin dall’inizio fu chiaro che la nostra forza stava in due punti: il comune perfezionismo nei confronti del progetto e la combinazione dei talenti.
Siamo entrambi spinti dall’idea di consegnare un software di valore, fatto a regola d’arte. Concetto, questo, che nel nostro settore molte aziende tendono a trascurare in favore di tempi più rapidi, margini più alti, o semplicemente per imperizia. Sapevamo che il nostro perfezionismo ci sarebbe costato in termini di lavoro e ore di sonno ma che, col tempo, sarebbe diventato un valore aggiunto che il cliente avrebbe percepito.
E poi c’è l’incastro dei talenti.
Jacopo porta con sé una visione pratica, l’abilità di adattarsi in fretta e un approccio diretto e chiaro, assolutamente adatto a (per esempio) sviluppare un progetto con una nuova tecnologia in brevissimo tempo.
Valeriano
Valeriano aveva una preparazione tecnica già notevole ai tempi, e un’attitudine tutta sua per i problemi complessi. Se c’è bisogno di mettere a punto un’architettura futuristica sommando tra loro tecnologie e innovazione, è capace di trovare in poco tempo la quadratura del cerchio.
Jacopo
Questi talenti si sarebbero comunque schiantati contro il muro della realtà se non fossimo riusciti a metter su una squadra di persone altrettanto capaci, curiose e tenaci. Imparare a riconoscerle e selezionarle è stata tutta un’altra sfida, vinta anche perché ci siamo sempre rifiutati di dimenticare ciò che noi, per primi, eravamo stati da studenti e amanti dell’informatica.
All’inizio eravamo solo noi due. Jacopo e Valeriano, o Gianni e Pinotto se preferite (sì, le citazioni rivelano l’età). Lottavamo per stare a galla, tenuti su dall’entusiasmo e dalla voglia di raggiungere quel sogno che vedevamo sempre più vicino. Così, uno faceva l’addetto antincendio e l’altro il responsabile di primo soccorso, com’è regola per le aziende. Pronti a salvarci eroicamente la vita.
Poi iniziò a formarsi la squadra. I primi tentativi furono, lo ammettiamo, goffi. Abbiamo assunto persone da inserire negli uffici dei committenti e abbiamo finito per perderle, quelle persone, proprio perché non ci era chiaro come dargli un’identità aziendale, come farli sentire parte della nostra nave. Se non fai così, rimarrai sempre un luogo di passaggio; interessante quanto vuoi, ma di passaggio.
Oggi abbiamo una cura estrema dei nostri dipendenti, a cui ognuno di noi insegna il suo approccio e da cui impariamo almeno quanto insegniamo. Cerchiamo di fare da scudo quando lavorano in aziende esterne, in modo che non si sentano abbandonati, e di renderli partecipi di successi, sconfitte, difficoltà e crescita di Jaewa. Perché, appunto, è anche la loro nave, il loro viaggio. Cerchiamo di creare sempre un clima di amicizia e di condivisione usando riunioni informali, incontri per il team building e, ovviamente, il cibo.
E’ stato un lungo viaggio e non è assolutamente finito, anzi: abbiamo molti più progetti e obiettivi per il futuro di quanti, all’inizio di tutto, avevamo programmato di inseguire.